Teatro

Il teatro nel cuore

Quando è possibile gioco e credo di poter giocare in questo preciso istante con la parola Teatro e non solo con la parola ma con la sua essenza. Del resto finché si gioca c’è salute, dico io. Teatro è una parola come tante, e fin qui il gioco va liscio, con il suo significato, la sua storia, le interpretazioni di alcuni,  le teorie di altri, le rappresentazioni di qualcun altro, il suo “Corpo” vivo, il seduttivo uso ed abuso di gente senza scrupoli. Il gioco si fa duro. 
Da spettatrice mi sembra che non si possa ridurre a “Quattro salti in padella” e neppure a “Canta che ti passa”.
Fosse che fosse un arto dell’Arte il Teatro?  O fosse l’Arte ad essere un arto del Teatro? “Come la giri e come la voti” sempre lì ti trovi. Tutte lettere dell’alfabeto presenti nella parola Teatro: a  r  t  e – a  r  t  o.
Del resto anche cattiveria e creatività giocano allo stesso gioco. Queste due parole, sono costruite con le stesse lettere, a parte l’accento che, però, volendo si può aggiungere a cattività. Coincidenze? E “Consoliamoci con l’aglietto” va! Siamo tutti creativi e di conseguenza cattivi? Siamo tutti cattivi e di conseguenza creativi? Viviamo in cattività, prigionieri, in gabbia. “Cattivo” questo è!
Tutto ciò non è (s)vago! Non è il falso contenuto del cervello bacato e (ap)pagato! Il Teatro non è il cameriere di chi vuole ordinare il suo piatto preferito! Il teatro non è asservito al potere di chi guarda! Il teatro non cerca amore in cambio della sua dignità. 
Il Teatro non è una prostituta al servizio dello “Stato” delle cose, al guinzaglio del tramandato colore delle convinzioni involutive di chi sp(r)ecula. Spreca c’è in sprecula e c’è anche specula.  Per chi volesse può andare a “Giocare” con le fave e i piccioni.
Il teatro svela il carcere e i carcerieri affinché si possa evadere. Non è un giochino inutile e perverso di amebe che vagano su due tavole di legno in cerca di riconoscimento e applausi. Il Teatro scava nell’inconscio collettivo purificandolo attraverso la violenza e la crudeltà. Come diceva Artaud “L’evocazione sulla scena di poteri oscuri dovrebbe proteggerci dagli stessi nella vita.”
Teatro, che parolone in bocca a qualcuno, che parolina in bocca a qualcun altro e non dico la parolaccia! 
A Teatro non è come in cucina, le ricette non funzionano! 
Il Teatro risveglia la creatività sommersa dalle acque imputridite dall’ignoranza. Rimuove le incrostazioni. Ci vuole la resistenza al dolore che crea il disincrostamento. Il Teatro è meglio di “Mastro Lindo”. 

Teatro mio ho un preghiera circa…

Teatro nostro
che sei nella ciccia,
sia papparapappapà il tuo nome,
venga il tuo sdegno
sia fatta la tua parte
come nella ciccia, così in scena.
Dacci oggi il nostro scenico palco quotidiano
e rimetti a noi i nostri falsi 
come noi li rimettiamo ai nostri falsari 
e non ci esporre alle fazioni
ma liberaci dalle mele.

“Mena.” (Se qualcuno non vede “Amen” in “Mena” che posso farci? Se uno si distrae… è un attimo…).  Tratto da un seminario che ho condotto. 

P.S. Tutti i giorni, prima di cominciare, recitavamo la preghiera.

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