Il Cuore di Luigi Di Fiore

Luigi Di Fiore è un Essere umano che cammina sulla terra elargendo generosità a chi incontra lungo la sua strada. Questo è ciò che io ho sperimentato, durante la sua strepitosa interpretazione in “Sonata a Kreutzer” di Lev Tolstoj.
Luigi ha in sé la grazia e la gentilezza del grande Artista!
La disponibilità è un’altra sua dote.
E poi, a mio parere, l’umiltà è il suo biglietto da visita. Ovvero, la prima cosa che si nota quando lo si incontra.
Nell’era di internet tutti, volendo, possono trovare informazioni su qualcuno, perciò anche su Luigi, ma il cuore, e quello che il cuore può dare, si sperimenta negli incontri.
Luigi Di Fiore oltre a essere un professionista completo è ricco di un’umanità rara.
E non è certamente sprovvisto di fermezza e convinzione, se necessario sfodera il polso d’acciaio, ma senza perdere la grazia.
È attento, un grande ascoltatore, non fa sfoggio della sua cultura, anzi la centellina e agisce un vero e proprio scambio con chi ha di fronte.
Nel suo lavoro è minuzioso, mai maniacale, sensibile alla vita del personaggio, alla storia, alle circostanze e a molto altro.
Ha un immenso rispetto di sé stesso, degli altri, e di tutto quello che fa.

Com’è il cuore di Luigi Di Fiore?
Da un punto di vista medico, va abbastanza, bene! Sai, sono bradicardico, per cui la pressione è buona! Nutro ottime speranze di vivere a lungo. Da un punto di vista sentimentale mi accompagno a una persona meravigliosa, Mirjana Panovski. Siamo insieme da quasi quindici anni. È una donna eccezionale, straordinaria, che mi da grande equilibrio; è stata fondamentale anche in questi anni di pandemia, che bisogna sempre ricordare, li abbiamo un po’ dimenticati, è giusto metterseli alle spalle, ma è importante tenere a mente cosa eravamo in quel momento: anime smarrite. La presenza di Mirjana è stata indispensabile. Senza di lei sarebbero stati dolori, molto, molto più acuti, che mi ha risparmiato, e di questo gliene sarò eternamente grato.

Che cuore bisognerebbe sviluppare, per essere felici?
Un cuore aperto. C’è sempre una sorpresa dietro l’angolo. Io sono molto incuriosito dagli esseri umani, mi interessano, anche, per deformazione professionale. Sono costretto a interessarmi a chi mi sta intorno, a chi incontro in metropolitana, sugli autobus, per la strada, nella mia vita professionale e non professionale. Mi interessano le anime e i cuori di tutti. È essenziale avere un cuore aperto. Un attore deve essere un contenitore di informazioni, e, per assimilarle deve avere un cuore aperto. Se si ha un cuore chiuso non si assimila più e, quindi, non si ha la possibilità di immettere linfa vitale, per il proprio mestiere professionale. Per conoscere gli altri, interpretare gli altri, bisogna sapere bene chi si è, ma una volta che ci si è avvicinati a sé stessi, si deve continuare a essere aperti.

Cosa significa, secondo te, quando si dice: “Essere senza cuore”?
C’è un aspetto della professione che è molto pericoloso. Il pericolo è di rispecchiarsi sempre troppo in sé stessi, mi riferisco al narcisismo! Una forma di narcisismo professionale è accettabile, quello che, secondo me, non è accettabile è il narcisismo psicotico, usato nella vita, che impedisce alle persone di avere un afflato nei confronti dell’altro, in pratica, di essere empatici. Il narcisista non è mai empatico, è sempre troppo concentrato su sé stesso, e, questa professione è pericolosa, per questo motivo. Una dose di narcisismo è anche necessaria, ma è una piccola dose che serve, troppo spesso invece l’attore cade nella trappola di eccesso di narcisismo e dimentica il suo cuore. Il narcisista è senza cuore. Essendo troppo concentrato sul suo aspetto emotivo esclude gli aspetti emotivi di tutti coloro che lo circondano. È spietato il narcisista! Ecco questo non mi piace, per niente. Quando incontro un attore, un’attrice, narcisista cerco di evitarlo/a.

La foto, rivisitata, per il Blog, con effetto matita, è di Mirjana Panovski

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