È così che l’etica e la deontologia vanno a farsi friggere o meglio vengono “strangolate” da reati multipli.
La follia è che poi si pretende di argomentare sui reati altrui, in quanto giornalista pubblicista.
Ma in che mondo viviamo? Anzi in che Italia viviamo?
Vediamo un po’!
Il percorso, obiettivo iscrizione nell’elenco dei giornalisti pubblicisti, comincia con lo scopo di riuscire a scrivere 70//80 articoli in due anni di collaborazione, non un euro di guadagno, in alcuni casi, e alla domanda di qualche malcapitato o malcapitata, a un certo punto del viaggio, che volesse capire come mai sul sito dell’ODG ci sia scritto che tra i documenti da presentare sono richieste ricevute di pagamento, può accadere che il fondatore del giornale sia capace di rispondere con un vocale su whatsapp, sibillino, che l’Italia fa schifo ed è impossibile pagare, visto che soldi non ce ne sono, e può altresì affermare di non capire, perché sul sito dell’ODG scrivano certe cose, aggiungendo che nessuno è mai stato pagato, invalidando in un solo colpo i tesserini di chi sa chi, già ricevuti. Infine rassicura che poi spiegherà tutto per bene.
Nel frattempo il/la malcapitato/a risucchiato/a dalla passione per la scrittura va avanti, non approfondendo la questione, ma il giorno in cui i nodi vengono al pettine arriva, i documenti bisogna averli per presentare la domanda di iscrizione all’ODG, e quindi “il balletto” ha inizio: arrivo dell’F24 che il/la malcapitato/a dovrebbe pagare al posto del giornale, giacché, come detto, soldi in cassa non ce ne sono, poi la firma della ricevuta che il/la malcapitato/a avrebbe incassato denaro per gli articoli con la promessa che appena ci saranno le possibilità, gli sponsor e quant’altro, tutti/e verranno retribuiti/e, ma attenzione può capitare che ci siano anche le firme, su almeno due dichiarazioni del direttore, che sono false ovvero non firmate da lui, ma che fa, tanto il direttore è soltanto di facciata e non ne vuole sapere nulla, a detta sempre del fondatore che peraltro afferma per l’ennesima volta di non aver mai incassato denaro. Così però ci si confonde. Quindi, si ha a che fare con un benefattore che commette dei reati, rischiando la galera per far ricevere il tesserino a persone che conosce a malapena e pure a gratis?
Da memorizzare che: “In Italia, la falsificazione di documenti per iscriversi all’Ordine dei Giornalisti come pubblicista o professionista è un reato, punibile con la reclusione”.
E comunque c’è da precisare, per chi volesse fare lo gnorri o la gnorri, che difficilmente un giornale andrebbe avanti se qualcuno non scrivesse articoli e naturalmente chi vorrà ricevere il tesserino scriverà parecchio, almeno tre articoli al mese, è un bel supporto al giornale e mi fermo qui con il desiderio di sottolineare l’ingratitudine di alcuni individui nei confronti di chi ha contribuito con il cuore, chiedendo in cambio soltanto ciò che gli/le spetta di diritto.
La verità è che tutti/e possiamo sbagliare per vari motivi, ma è cosa si fa riguardo all’errore che determina la differenza.
Le persone che si comportano in un certo modo hanno bisogno della compassione universale, poiché sono vittime delle loro paure e ferite.
Il punto è, però, che l’arroganza in alcune circostanze spadroneggia e al/alla malcapitato/a viene intimato, mettendo in campo il piccolo solito potere del “padrone”, che se continua a insistere, pretendendo, tanto per dire, che le due firme mancanti siano realmente del responsabile, la procedura verrà interrotta e non riceverà il tesserino, dato che non si può disturbare il direttore e tutto questo viene detto con messaggi vocali a dimostrazione del fatto che chi commette questi reati non ha un minimo di paura, anzi agisce sfrontatamente. Forse ha la sicurezza dell’impunità? O è il senso del pudore a mancare? Come sia sia, sarebbe meglio che certi fatti non avvenissero e per far in modo che questi esseri umani non possano continuare ad agire in tal modo bisogna cambiare il sistema. Altrimenti chi ci rimette di più è colui o colei che non vuole commettere reati, ritrovandosi senza il tesserino dopo aver impegnato il proprio tempo e ingegno con dedizione.
La buona notizia è che ci si può svegliare una mattina e con le prove in mano fare una bella denuncia penale, comunicando inoltre all’ODG fatti e misfatti.
Ora, detto questo, se esiste in Italia un giornale che non pratica questi reati faccia un fischio così magari chi volesse ricevere il tesserino da giornalista pubblicista in ossequio alla legge, all’etica e alla deontologia può avere una speranza.
Mi dicono che non arriveranno abbondanti fischi. Se così fosse il tesserino è meglio perderlo che trovarlo. E con la saggezza popolare si finisce di scherzare. Poi però è bene non lamentarsi di come vanno le cose nel mondo. Pardon, in Italia.